ADMO PROVINCIALE REGGIO CALABRIA
L’Associazione Donatori Midollo Osseo ha come scopo principale informare la popolazione italiana sulla possibilità di combattere le leucemie, i linfomi, il mieloma e altre neoplasie del sangue attraverso la donazione e il trapianto di midollo osseo. Sono molte le persone che ogni anno in Italia necessitano di trapianto, ma purtroppo la compatibilità genetica è un fattore molto raro, che ha maggiori probabilità di esistere tra consanguinei.Per coloro che non hanno un donatore consanguineo, la speranza di trovare un midollo compatibile per il trapianto è dunque legata all’esistenza del maggior numero possibile di donatori volontari tipizzati, dei quali cioè sono già note le caratteristiche genetiche, registrate in una banca dati.Si valuta che in Italia siano necessari circa 1.000 nuovi donatori effettivi all’anno. Una stima che è destinata a subire un notevole aumento, se si tiene conto che il trapianto delle cellule staminali presenti nel midollo osseo è attualmente al centro di ricerche anche nel campo dei tumori solidi, mentre stanno diventando di routine alcune applicazioni in campo genetico, come nel caso delle talassemie.In questo panorama, ADMO svolge un ruolo fondamentale di stimolo e coordinamento: fornisce agli interessati tutte le informazioni sulla donazione del midollo osseo e invia i potenziali donatori ai centri trasfusionali del Servizio Sanitario Nazionale, presso i quali vengono sottoposti alla tipizzazione HLA, che avviene con un semplice prelievo di sangue. I dati vengono poi inviati al Registro Italiano Donatori Midollo Osseo (IBMDR), nel più assoluto rispetto della normativa sulla privacy (Decreto Legislativo 196/03).
mercoledì 30 settembre 2015
Registro italiano dei donatori di midollo osseo
martedì 29 settembre 2015
Il donatore
Come si fa a diventare donatori di midollo osseo?
Chi può candidarsi come donatore di midollo osseo?
La donazione di midollo è riconosciuta dal Servizo Sanitario Nazionale?
A che cosa è sottoposto il donatore che viene trovato “compatibile” con un paziente?
Con entrambe le modalità di raccolta di cellule staminali emopoietiche il donatore non subisce, quindi, nessuna menomazione.
È possibile candidarsi per una seconda donazione?
L’ulteriore raccolta di cellule staminali può avvenire attraverso un nuovo prelievo di sangue midollare oppure dal sangue periferico, ovvero dal sangue circolante.
Per quest’ultima procedura è prevista la somministrazione al donatore di particolari farmaci noti come “fattori di crescita”, in grado di mobilizzare – cioè di “far accorrere” – nel sangue periferico un gran numero di cellule staminali, che di solito risiedono nel midollo osseo.
Il numero di seconde donazioni effettuate dai donatori IBMDR dal 1989 a oggi è pari a 167, rispetto alle oltre 1.900 prime donazioni (7% circa). Se però si osservano nel dettaglio i dati, si nota come dal 2002 la percentuale di seconde donazioni sia in costante aumento. Analizzando la tipologia delle donazioni eseguite appare chiaro che l’incremento è in massima parte dovuto all’aumentata richiesta di DLI.
A spiegazione di questo fenomeno va ricordato che, a partire dal 2002, sono stati introdotti nuovi protocolli di trapianto che prevedono per il paziente una preparazione al trapianto meno aggressiva (e meno rischiosa), con una irradiazione corporea a dosi ridotte. La maggior probabilità di ricaduta che questo comporta viene bilanciata dalla somministrazione di linfociti prelevati dal donatore di midollo, per ottenere la completa eliminazione delle cellule malate del paziente. Quindi: non solo trapianto di midollo, ma anche infusione di linfociti, possibili entrambi grazie a uno stesso donatore.
La donazione di linfociti comporta un prelievo in “aferesi”, una procedura normalmente eseguita nei servizi trasfusionali: nel corso della stessa sessione di prelievo, il sangue viene fatto passare attraverso un particolare strumento – un separatore cellulare – e reinfuso al donatore dopo essere stato “alleggerito” delle cellule necessarie alla donazione. Questa procedura è priva di pericoli e non necessita di alcun tipo di anestesia né di trattamenti farmacologici preliminari, ma rappresenta comunque un ulteriore impegno (quantomeno di tempo) per donatore IBMDR, che ha già ampiamente risposto alle aspettative del paziente, sottoponendosi al primo prelievo di midollo osseo.
Il trapianto
Il trapianto allogenico: le novità più importanti
Il trapianto autologo: le novità più importanti
- La mobilizzazione delle cellule staminali. La cosiddetta "mobilizzazione delle cellule staminali" dal midollo al sangue periferico è una delle novità degli ultimi anni. Dopo chemioterapia ad alte dosi, e dopo il periodo di aplasia midollare indotto da questo trattamento (per aplasia si intende una pressoché totale scomparsa degli elementi cellulari del sangue), nella fase di recupero della produzione del sangue, le cellule staminali emopoietiche (CSE) migrano dalla loro sede naturale (il midollo) e compaiono in numero considerevole nel sangue periferico, dove di norma sono molto scarsamente rappresentate. Se il paziente viene trattato con fattori di crescita emopoietici tale fenomeno viene amplificato. È possibile sfruttare questo fenomeno, detto di mobilizzazione (dal midollo al sangue circolante) per raccogliere CSE mediante separatore cellulare. Questa tecnica si è rapidamente espansa: nel 1991 il 15% dei trapianti autologhi era da sangue periferico, nel 1994 questa percentuale era del 72%, oggi rappresenta la quasi totalità.
- Il trapianto di cellule staminali periferiche nei linfomi.
I linfomi non Hodgkin rappresentano una delle indicazioni più frequenti: in Europa 3.029 trapianti nel 1999, e 3629 nel 2000. Risultati incoraggianti si sono ottenuti anche nei linfomi aggressivi, o ad alta malignità.
- Il trapianto nelle malattie autoimmuni e in particolare nella sclerosi multipla.
È iniziato un programma collaborativo fra ematologi trapiantatori e immunologi specialisti in malattie autoimmuni. L’EBMT (European Group for Blood and Marrow Transplantation) ha costituito un gruppo di lavoro apposito.
- Il trapianto nei tumori della mammella.
Questo settore ha avuto un grande impulso a partire dalla fine anni ’90 arrivando a 2.232 interventi in Europa nel 1998; nel 2000 i trapianti per carcinoma della mammella sono invece stati 762, non perché siano diminuite le pazienti, ma a causa di uno studio che avrebbe dimostrato risultati analoghi fra trapianto e terapia convenzionale. È da evidenziare che la ricerca clinica si compie per piccoli passi, sempre confrontando quello che viene considerato convenzionale con una terapia potenzialmente migliore.
Quanti trapianti cse sono stati eseguiti fino ad oggi?
Il trapianto di cse può essere allogenico o autologo. Quali sono le differenze?
In che cosa consiste l’operazione di trapianto?
- trattamento chemioterapico e/o radioterapico, con lo scopo di distruggere tutte le cellule midollari del paziente stesso (in primo luogo, ovviamente, anche quelle malate);
- somministrazione, mediante trasfusione, del midollo osseo prelevato dal donatore.
Il midollo osseo e le cellule staminali
Cos’è il “midollo osseo” utilizzato per il trapianto?
Cosa sono le cellule staminali emopoietiche (CSE)?
Se pensiamo che il fabbisogno giornaliero di "cellule figlie" è di 10¹¹-10¹² cellule (100.000.000.000-1.000.000.000.000) è facile comprendere il potenziale proliferativo delle CSE.
Perché sono importanti le cellule staminali emopoietiche del midollo osseo?
- Perché producono tutte le cellule del sangue e molte altre cellule accessorie o di sostegno.
- Perché ripristinano la produzione del sangue in caso di insufficienza midollare (aplasia).
- Perché sostituiscono il midollo in caso di leucemia, linfoma, mieloma, talassemie.
- Perché possono produrre enzimi carenti in caso di malattie genetiche.
- Perché consentono l’impiego di dosi elevate di chemio-radioterapia nella terapia dei tumori in genere, trattamenti che hanno come effetto collaterale, tra l’altro, la distruzione delle cellule midollari.